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Gli artisti bresciani hanno «abbracciato» i loro spettatori e al contempo Bresciaoggi, grazie al ciclo «Dalla Camera – Reagiamo alla paura» (musica, teatro, fumetti, letteratura), partito dopo la prima settimana di marzo. Ma canzoni, poesie e pensieri arrivano anche da personaggi del mondo dello spettacolo che sono nati in altri luoghi del pianeta e amano Brescia per questioni di amicizia o palcoscenico. Tra loro va inclusa l’attrice romana EMANUELA PANATTA, che ha mandato alla redazione un video-messaggio a favore della sottoscrizione per Brescia. Dai tempi di «Non è la Rai» con Ambra Angiolini (1991-1993) e della conduzione per Cartoon Network sono cambiate molte cose per Emanuela. Insegna infatti i trucchi del mestiere a molti attori emergenti delle fiction italiane, ha recitato in tanti teatri di Roma e di altre città, ha scritto e diretto spettacoli tratti dai suoi soggetti e pubblicato libri e cortometraggi.
EMANUELA PANATTA è legata a Brescia per l’esperienza estremamente positiva da «madrina», prima della manifestazione «Il Giappone nel Chiostro» tenutasi per anni al museo Diocesano di via Gasparo da Salò e ideata da Paolo Linetti, e in seguito del momento inaugurale del Museo d’arte orientale – Collezione Mazzotti di Coccaglio. Nel video invita tutti a versare risorse a favore di SOStieni Brescia, per l’emergenza #coronavirus: la campagna avviata dal Comune di Brescia per le fasce più fragili della popolazione, sulla spinta di tanti cittadini e aziende e dell’attrice Ambra Angiolini, che ha deciso di impegnarsi in prima persona e che proprio con Emanuela Panatta condivise l’esperienza di «Non è la Rai».
Per donare basta fare un bonifico sul conto corrente IT31Y0311111210000000058915, specificando nella causale «emergenza coronavirus».
Ma torniamo alla ricca e diversificata carriera di Emanuela…
A UNDICI anni girò il primo film: «La mia musica» di Maurizio Angeloni. «Ho iniziato a recitare quando ho iniziato a parlare. Uno dei miei giochi preferiti consisteva nel parlare da sola per ore inventando storie. Il mio primo corso di recitazione era un corso per bambini, avevo otto anni, con il maestro Pino Misiti, alla “Mondial Dance”, scuola di preparazione al musical a Roma». La Panatta iniziò a studiare in modo più sistematico recitazione nel 1996, durante la conduzione di Cartoon Network, prendendo lezioni private di teatro, dizione, foniatria e impostazione vocale dal maestro Carlo Merlo. Nel 1999 a Roma incontrò la regista e insegnante argentina Beatrice Bracco. «La profondità del suo lavoro creò in me il desiderio di approfondire il lavoro dell’attore. Ho scoperto un desiderio incredibile di espressione. Fino alla sua scomparsa, che è avvenuta nel 2012, ho lavorato per la sua scuola come docente di movimento scenico, vedendo crescere molti attori noti oggi».
NEL 2004 INTERPRETÒ «Shooting Romeo and Juliet» ideato e diretto da Philippe Talard, protagonisti detenuti e detenute speciali del Teatro del penitenziario di Rebibbia di Roma. Il progetto è stato patrocinato dal Ministero della Giustizia e da quello dei Beni e Attività Culturali e dalla fondazione Teatro dell’Opera di Roma. Questa esperienza segnò profondamente il percorso e la carriera di Emanuela Panatta. Con il Teatro del Penitenziario di Rebibbia portò in scena «Quattro+Quattro» – spettacolo che scrisse, interpretò e produsse -, poi «Coppia aperta quasi spalancata» testo di Dario Fo e Franca Rame realizzato con la collaborazione della Compagnia degli Accesi. Un’altra delle rappresentazioni questi anni è stata «Sparkleshark», testo di Philip Ridley.
IL TALENTO di Emanuela – che ha studiato danza classica, jazz, funky, hip-hop, mimo, ginnastica acrobatica e canto e si è perfezionata in molte scuole (come Steps Studio, Broadway Dance Center, Alvin Ailey e Joffrey di New York ad esempio) – si allarga anche ad abbracciare scrittura, regia e ricerca coreografica che nasce dall’improvvisazione. Tornata da New York e da Los Angeles ha seguito per tre anni i corsi di danza classica tenuti dall’insegnante Ivana Gattei perfezionandosi come tersicorea. Ha curato la regia esecutiva di «Oleanna», testo di David Mamet diretto da Giulio Stasi, in scena al teatro Sala Uno di Roma e ha portato in scena a Torino «Le poetesse e il giardino che vive».
Nel 2018 a Lucca Comics and Games ha presentato «Animali Fantastici: I Crimini di Grindelwald» da Piazza San Michele. In «Abecedario Americano» ideato e diretto da Giancarlo Sepe ha impersonato il ruolo di Blanche a Spoleto, all’auditorium della Stella. Con «Washington Square Storie americane» ispirato al romanzo di Henry James è stata in scena a Roma e a Udine. Per anni ha portato in tournée «Amletò gravi incomprensioni all’Hotel Du Nord», sempre di Sepe come il precedente.
«Icone del Cinema Scritto» e «Nothing Words» sono solo alcuni titoli di performance teatrali scritte e dirette da Emanuela Panatta, che a inizio degli anni 2000, come si vede nel video, ha partecipato a «Mai dire Mouse» di Enrico Brignano e Mario Scaletta, protagonista nel ruolo del Virus! Lo show è andato in scena al teatro Olimpico e al Parioli di Roma, prima della tournée in tutta Italia.
IN TV l’abbiamo vista in «Il Ciclone in famiglia 2» per Mediaset regia di Carlo Vanzina e in «Carabinieri 2» protagonista di una puntata, nel ruolo di Cinzia. Per la Rai è stata Yvonne in «Tutti i sogni del mondo», regia di Paolo Poeti. Al cinema ha partecipato a «Il segreto del giaguaro», regia Antonello Fassari. Ma la lista è lunga ed eterogenea, piena di spunti: protagonista nel 2015 della web-serie «In cucina con i tacchi a spillo» per tornare, a ritroso, a fine anni Novanta: ai tempi da prima ballerina di «Crociera» su Rai 2 con Gianni Boncompagni in regia e a «Il paese delle meraviglie» su Rai 1 diretto da Simonetta Tavanti.
Nel 2019 l’attrice romana ha portato in scena «Civico 33 monologhi di donne» tratto da un suo libro. A Brescia tre anni fa ha presentato il suo corto «Roma>Amor ripresa in giro» al museo Diocesano, con l’attore Francesco Montanari e il curatore bresciano Paolo Linetti. Una versatilità assoluta che è possibile osservare nel montaggio che accompagna il suo appello a donare risorse per una città «ferita» che le è rimasta nel cuore.
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